
Sonificazione di un’immagine. Uno sconvolgimento sensoriale unico nel suo genere
Quando osserviamo un’immagine utilizziamo la vista secondo uno schema ereditato dalla scrittura (e quindi lettura) occidentale. Altre lingue come l’ebraico e l’arabo utilizzano il metodo di scrittura e lettura opposti (da destra a sinistra). Il campo visivo di ognuno dei nostri occhi è diviso verticalmente in due parti uguali, ma la metà di destra è controllata dall’emisfero sinistro del cervello e viceversa. Una lettura che si orienta da sinistra verso destra quindi coinvolge l’esmisfero sinistro che è preposto per le funzioni di calcolo e logica, e quindi più facilitato nella comprensione di ciò che si legge. Ma con le immagini invece cosa accade? Non ce ne accorgiamo ma adottiamo lo stesso schema di lettura (scansione) per analizzare i dettagli ed una vista d’insieme come impatto iniziale. Perchè sonificare le immagini risulta cosi strano? Il motivo è semplice. Dobbiamo utilizzare non solo la vista ma anche l’udito. Un’esperienza talmente diversa che non sappiamo in che modo conciliare i due sensi. Vedo l’opera e quindi utilizzo l’emisfero di sinistra o quello di destra preposto per le percezioni emotive? Tutte le opere (che poi in realtà sono dei video) utilizzano una piccola guida verticale che avanza da sinistra a destra man mano che la musica viene eseguita. Questo pre-requisito fornisce una prima informazione al cervello di predisporsi ad una visione dell’immagine che ricalca quella adottata per la lettura, agevolata proprio da questa linea verticale che funge da guida. Sin da subito il cervello si trova nella difficoltà di capire come distribuire le sue